INFO
Il progetto vuole ragionare sul paradigma dell’immagine e del fotografico
attraverso un lavoro legato alle fotografie degli archivi familiari e della loro
destrutturazione. Sono stati utilizzati foto di famiglia private e archivi online
digitali per giocare con il significato dell’immagine re-inventandola e dandole
nuova vita.
É stata usata la cianotipia, il diorama, alcune declinazioni del collage e il
taumatropio componendo e scomponendo l’immagine nel tentativo di una
nuova ri-creazione che può ancora raccontare e assumere significati diversi.
Si è mescolato il fotografico con altri media facendo ragionare lo spettatore
su che cos’è un’immagine, sulla sua capacità di trasformare la realtà nonché
sull’identità privata e collettiva creando nuovi scenari immaginativi.
Questa ri-appropriazione di immagini del passato e della loro trasformazione
parte dal famoso paradigma del fotografico: l’immagine scattata è esistita,
reale, tangibile.
É prova di esistenza, attentibile, certa e sicura. Barthes afferma ne “La camera
chiara” che il noema della fotografia consiste proprio nel: “è stato”.
Il lavoro qui presentato invece si muove invece nella direzione opposta,
respinge la fotografia come prova di verità per ragionare sulla falsificabilità
dell’immagine attraverso tecniche e manipolazioni.
La maggior parte delle fotografie esposte fanno parte dell’archivio del Fondo
Fotostudio Waldmüller della Provincia autonoma di Bolzano – Alto Adige e
rientra nel progetto Interr “Argento vivo. Fotografia patrimonio culturale”.
La presente iniziativa è stata realizzata con il contributo della Provincia
Autonoma di Bolzano – Ripartizione Cultura italiana